


ANALISI CHIMICHE
La coltivazione del carciofo determina una quantità enorme di sottoprodotti fino a circa l’80-85% della biomassa totale. Questo materiale è costituito principalmente dalla biomassa delle piante al termine della raccolta durante l’essiccazione naturale, dalle radici al momento dell’esaurimento della carciofaia, dagli steli e dalle foglie eliminati durante la preparazione commerciale dei capolini, dalle brattee esterne scartate durante la lavorazione industriale.
Oltre all’impiego nel settore alimentare,
i sottoprodotti del «carciofo ortano» potrebbero risultare utili anche nelle strategie di bio-controllo di fitopatogeni.
Questi sottoprodotti sono generalmente destinati al settore zootecnico per l’alimentazione diretta del bestiame oppure vengono lasciati in azienda senza essere utilizzati e/o smaltiti. Tali sottoprodotti possono essere valorizzati in un’ottica di Economia Circolare nella quale i residui di una filiera diventano materia prima di un’altra così da migliorare la eco-compatibilità dell’intero processo produttivo.
Diversi studi hanno infatti dimostrato che oltre alla parte commestibile del carciofo, anche i residui hanno una buona composizione in composti bioattivi e rappresentano una potenziale materia prima da recuperare per la produzione di additivi alimentari di interesse salutistico e per l’isolamento di molecole bioattive potenzialmente utili per la salute umana.